Madrid. Biblioteca Nacional de España. Anno 1894. Il filologo cremonese Francesco Novati sta spulciando i contenuti degli archivi per trovare qualcosa di ben preciso. Cerca un manoscritto. Sta sveglio giorno e notte, perché non riesce a darsi pace finché non lo trova. Poi finalmente recupera qualcosa. Certo l’oggetto è molto consumato, ma ancora perfettamente leggibile.
Però c’è un problema: non è quello che stava cercando.
Ora, succede qualche volta che alcune scoperte pazzesche avvengano mentre si era focalizzati su tutt’altro.
Così il nostro filologo cremonese ritrova un manoscritto prezioso, lo legge e viene catapultato in una città che ben conosce ma molti molti anni prima.
Milano. Anno del Signore 1288. Il frate sta rientrando verso casa. Niente in quella giornata può più sorprenderlo. Si sente giù di corda. Troppi problemi improvvisi lo stanno assillando, e ormai neanche la forza della Fede riesce quasi più a sostenerlo. Così decide di fare qualcosa che lo fa stare meglio: allunga il percorso e se ne va a spasso per la città. L’aria è frizzantina, di quelle che si avvertono quando si stanno timidamente affacciando i primi raggi di sole dopo un intenso temporale.
Percorre strade. Incontra persone. Saluta e viene ricambiato. Ogni tanto si sofferma davanti a qualche monumento per contemplarne l’immensità. Vede le basiliche di Santa Maria Maggiore e Santa Tecla, con i rispettivi battisteri. Va in piazza dei Mercanti dove il via vai di persone è frenetico. Poi si sposta dal centro per raggiungere i Navigli. Lì si rende conto di una cosa: quei corsi d’acqua limpidi lo tranquillizzano. Si siede un attimo sulla riva e ne ascolta il leggero scroscio.
Adesso quelle poche nubi rimaste hanno lasciato spazio ad una splendida giornata di sole. Il nostro frate se ne accorge e, accaldato, decide che è tempo di rinfrescarsi.
Non sta a riposo per molto tempo, perché la voglia di camminare è fortissima, quindi con gran vigore si alza e si dirige verso una delle sei porte principali della città. Ci sono carretti zeppi di ciliegie che entrano in continuazione nelle mura, del resto è il mese di Maggio, ci sta. Ma non sono solo quelli; ogni genere di mercanzia entra ed esce, a testimoniare che Milano è una città sempre in movimento. Una città viva.
Adesso il suo morale è decisamente cambiato: assistere a tutto ciò, e soprattutto rendersi conto di essere parte di un meccanismo che funziona bene, fa salire la propria autostima.
Cammina spensierato, quando improvvisamente sente una voce che lo chiama. E’ sua moglie. Niente di sconvolgente: il nostro frate si fa chiamare ‘’frate’’ ma fa parte dell’Ordine degli Umiliati in qualità di terziario, per cui è un laico.
Le corre incontro e l’abbraccia forte. E’ tempo di rientrare a casa.
Mentre il sole sta per tramontare, si distingue l’ombra allungata di due persone che si tengono la mano e si dirigono, spensierati, verso Porta Ticinese. Due ragazzi felici. Due ragazzi innamorati.
La chiamano ‘’serendipità’’, e per definizione da vocabolario, si ha quando qualcuno è concentrato nel cercare qualcosa e, nel farlo, scopre un’altra cosa che non aveva previsto. Ce ne sono parecchi di casi del genere nella storia.
La stessa serendipità accadde a Francesco Novati, quando per puro caso ritrovò l’unica copia manoscritta del libro ‘’Le meraviglie di Milano’’. Un’opera bellissima che descrive nel dettaglio com’era la città nel 1288.
Non si è conservato molto della Milano medievale, e leggere libri come questo può farti rivivere il periodo con dettagli completi sui luoghi e sui personaggi che potevi incontrare. Un’esperienza affascinante.
Solo una persona innamorata poteva comporre un trattato così bello. Solo un frate. Un terziario dell’Ordine degli Umiliati, un ragazzo, chiamato Bonvesin de la Riva.