Ci sono vite che sembrano prendere una strada ben chiara e definita, ma che invece poi deviano più volte il percorso arrivando ad assumere sfumature pazzesche.
E’ questo il caso di Francesco, il figlio del capitano di ventura romagnolo Giacomo Attendolo, che di mestiere faceva il condottiero.
Combatté al servizio di tutte le superpotenze della penisola italica: da Napoli a Venezia, dallo Stato Pontificio a Milano. Soprattutto Milano.
Qui restò ventidue anni al soldo del duca Filippo Maria Visconti, che però aveva un problema: non aveva eredi maschi. Aveva solo una figlia che si chiamava Bianca Maria.
Poi siccome il duca a Francesco voleva bene, tra i due combinò un matrimonio.
Questo significava una cosa.
Voleva dire che Francesco sarebbe diventato l’erede di Filippo Maria Visconti.
Ma questa, l’avevo detto, è una storia strana, ed è in contesti così che accade l’imprevedibile.
Alla morte del duca si scatenò un putiferio che vide gli abitanti di Milano autoproclamare l’indipendenza cittadina. Sarebbero diventati una repubblica, e lo divennero a tutti gli effetti sotto il nome di Aurea Repubblica Ambrosiana.
Niente più signoria ma distruzione totale di gran parte dei simboli dell’autorità ducale, compreso il castello di porta Giovia. E Francesco lo sapeva, per cui tentò di approfittare della situazione e, fingendo di sostenere la neonata Repubblica, dichiarava guerra alla nemica di sempre Venezia che nel frattempo minacciava di intervenire su Milano.
Dopo numerose vittorie però i milanesi videro in lui un potenziale restauratore dell’autoritarismo, e allora lo isolarono. Anni di preziosi servigi resi alla città non servirono a nulla; il nostro venne cacciato in malo modo.
Ed è qui che inizia un’altra storia.
Perché Francesco non era uno che si abbandonava facilmente allo sconforto, così si riarmò e stipulò accordi proprio con Venezia.
Infine partì alla volta di Milano, questa volta per assediarla.
Ora agli abitanti che si trovarono riuniti all’interno delle mura non restò che fare una scelta. La Repubblica sarebbe decaduta, per cui si dovette decidere per quale potenza sottostare: Francia, Venezia, Napoli, Savoia.
Ma una voce fuori dal coro gridò <<Francesco!!>> e fu seguita da una moltitudine di altre voci.
La decisione era stata presa.
Francesco entrò in Milano e prese le insegne ducali il 22 Marzo del 1450. Così nei quarantanove anni successivi una nuova dinastia elevò la città a uno splendore mai visto.
Perché Francesco apparteneva a una stirpe che avrebbe lasciato la sua impronta per sempre. Il capostipite degli Attendolo infatti, aveva un soprannome che derivava dalla sua capacità di rovesciare ogni situazione compromessa a suo favore.
Lo chiamavano Sforza.
Nacque così la Milano di Francesco Sforza.