Intorno alla città di Genova c’è una linea difensiva costituita da una lunghissima muraglia entro la quale si alternano alcune fortezze.
Oggi é diventata una stradina percorribile per gli escursionisti che hanno voglia di godersi una giornata nella natura, con vista sul panorama ligure. Dicono che per lunghezza sia stata la seconda cinta muraria al mondo, dopo la Grande Muraglia Cinese.
Ed é qui che nell’anno 1800 la città di Genova, in mano francese, doveva essere difesa dall’avanzata austriaca.
Questi ultimi avevano conquistato due fortezze e puntavano al robusto Forte Diamante, uno degli ultimi baluardi.
La città stava per capitolare. Ma c’era ancora una speranza: gli austriaci non avevano fatto i conti con il giovane capitano Niccolò.
Era un ragazzo di 22 anni nato in Grecia, ma già fiero e determinato contro quegli stessi austriaci che si erano impossessati della sua terra natale facendolo migrare altrove. Così l’assedio di Genova per lui avrebbe rappresentato una bella occasione di rivalsa. Ovviamente si schierò dalla parte dei francesi, ed eccolo qui pronto a rischiare la vita per difendere il Forte Diamante.
L’assedio si dimostrò più impegnativo del previsto, e non tutti erano pronti ormai a scommettere sulla vittoria francese, invece il nostro Niccolò si fece coraggio e partí, a sorpresa, per la riconquista dei due baluardi precedentemente capitolati. Incredibilmente vinse alcune battaglie gettandosi in prima linea dentro ogni mischia.
Finché venne ferito.
Il destino a volte si fa tragico e porta via le persone migliori nel pieno dei loro gesti eroici, ed é così che nascono le leggende. Ma non é questo il caso.
Perché per Niccolò si prospettava un domani del tutto diverso…
Oggi da qui si percepiscono una calma e una tranquillità uniche; la natura e il silenzio trionfano. Sono luoghi che possono farsi ispiratori e creare magie.
Forse il giovane Niccolò qui c’è tornato, anni dopo, quando ormai gli scontri all’ultimo sangue erano finiti.
Me lo immagino seduto all’ombra di un albero, tutto solo mentre ricorda i tempi lontani e compone.
Si, perché Niccolò si fece trasportare da questa magia e la rese sua, solo che al posto della bacchetta magica aveva penna e calamaio.
Non entrò nella leggenda per il suo eroismo in battaglia, ma divenne ancora di più un mito conosciuto e citato da tutti.
Si chiamava Niccolò, ma a lui quel nome proprio non piaceva. Preferiva farsi chiamare Ugo, e divenne celebre così il poeta/eroe Ugo Foscolo.