Milano, Luglio 1832. C’è un ragazzo che piange proprio fuori dal Conservatorio.
Il suo nome all’anagrafe è registrato come Joseph Fortunin François, sebbene vivesse nei dintorni di Parma con entrambi i genitori piacentini.
Ma questo non conta, quello che importa è che il ragazzo ha un dono.
Fin da piccolissimo è sempre stato molto legato alla sua spinetta, uno strumento musicale a tastiera simile al pianoforte. Ci sa fare. E’ talmente bravo che, quando un giorno la sua spinetta si usura per il troppo utilizzo, l’artigiano chiamato per la riparazione sentì Joseph provare lo strumento, e ne rimase incantato al punto che decise di non chiedere alcun compenso. Bastava la magia della musica che riusciva a sprigionare sotto le sue mani.
Così, dopo qualche successo e una discreta popolarità nel parmense, decise di fare il grande passo e tentare l’esame di ammissione al Conservatorio di Milano.
Qui forse per una postura delle mani ritenuta non idonea (come del resto indica il verbale di ‘’bocciatura’’), forse per superati limiti d’età, alla fine non fu ammesso.
Ed eccolo qui nel Luglio del 1832 mentre in lacrime sconsolato si dirige verso casa. Perdeva l’occasione della vita. La sua occasione. Ci credeva davvero; sperava di riuscire a fare della musica il suo motivo di vita, e lì a Milano poteva esaudire i suoi sogni. Per cui niente più spinetta e musica, tanto valeva trovarsi un altro lavoro. Questo lo sapeva.
Quello che non sapeva è che tutti i membri della commissione avevano votato per la sua esclusione.
Tutti tranne uno: Alessandro Rolla, celebre violinista.
Lui trovava nel ragazzo abilità fuori dal comune e lo mandò subito a lezione dal grande maestro Vincenzo Lavigna, che insegnava al Teatro alla Scala. L’ambiente prestigioso del teatro entrò subito nelle corde del nostro Joseph, che ebbe modo di scatenare tutta la sua smisurata fantasia. Quel tunnel che sembrava senza uscita, finalmente mostrava una luce. La perseveranza e soprattutto il suo immenso talento completavano l’opera.
La storia di questo ragazzo è una prova tangibile del fatto che nemmeno davanti ad ostacoli che sembrano insormontabili bisogna arrendersi. Alla fine Joseph riuscì a campare di musica.
Ma non solo.
Superò tutti gli altri ed entrò nell’olimpo tra i più grandi.
Perché Joseph Fortunin François era il nome con cui lo registrarono all’anagrafe, ma siamo all’epoca di Napoleone, sotto il dominio francese. Lui preferiva farsi chiamare con il suo nome italiano, perché si sentiva italiano.
Del resto lo era, e l’avrebbe in seguito talmente affermato da divenire lui stesso un simbolo del risorgimento.
Tutta la sua vita fu un susseguirsi di successi e rivincite.
La più grande di tutte avvenne dopo la sua morte, quando quello stesso istituto che lo bocciò nel 1832, oggi porta il suo nome: il Conservatorio Giuseppe Verdi.