Bitcoin

– Ad oggi le criptovalute quotate sono oltre 2.000.

– Per una capitalizzazione complessiva attorno ai 220 miliardi di dollari.

– La metà dei quali attribuibili al bitcoin, la criptovaluta per antonomasia.

Fonte dati: “Coinmarketcap

I bitcoin, le criptovalute, la Blockchain non sono solo termini tecnici probabilmente ignoti ai più, ma la terminologia che identifica un futuro ormai prossimo, per affrontare il quale tutte le imprese devono già da ora prepararsi.

Bitcoin, la criptovaluta che surriscalda il pianeta.

Se il bitcoin, la valuta digitale (o cripto-valuta) per antonomasia, fosse adottato in maniera generalizzata, il mining con cui essi vengono generati dai super-computers, richiedendo intense operazioni di calcolo che consumano elettricità, causerebbe un innalzamento di 2 gradi centigradi della temperatura globale del pianeta nel giro di 15
anni, superando il limite fissato a livello internazionale dall’accordo di Parigi sul clima.

Lo sostengono diversi studi tra i quali quello recentemente svolto dall’università delle Hawaii a Manoa, che ha calcolato inoltre che produrre bitcoin nel solo 2017 ha causato l’emissione di 69 milioni di tonnellate di CO2.

Satoshi Nakamoto esiste, ma non esiste.

E’ lui, il misterioso Satoshi, uno pseudonimo dietro cui resta celato l’ideatore della criptovaluta, che 10 anni fa ha messo in rete il primo sistema di pagamenti “peer to peer”, “virtuali“, basati sull’annullamento di ogni forma di intermediazione, ad esempio da parte delle banche. Ed è proprio per questo, nella visione di Satoshi Nakamoto, che il bitcoin è uno strumento totalmente affidabile perché a crearlo e gestirlo sono computers ed algoritmi di crittografia.

Nuovo Ordine Economico Mondiale o la più grande Truffa mai vista?

Eccoci quindi di fronte a un sistema che potrebbe generare un nuovo ordine economico mondiale basato sulla disintermediazione totale, oppure trasformarsi in una delle piu’ grandi truffe della storia.
Sta di fatto che a dieci anni di distanza il bitcoin continua ad esistere malgrado le più fosche previsioni iniziali.

Una data importante: 3 Gennaio 2009

Il 3 gennaio 2009 furono prodotti (o minati, come si dice in gergo) i primi 50 bitcoin, contemporaneamente alla diffusione della previsione di un secondo salvataggio per le banche, che preannunciava un nuovo intervento di sostegno al sistema finanziario mondiale, in crisi dopo il fallimento di Lemhan Brothers, intervento che il bitcoin
avrebbe reso del tutto inutile.

10 Anni di Montagne Russe

Il 5 ottobre del 2009 un bitcoin valeva 1.309 dollari.
A fine 2017 la criptovaluta volava a quasi 20 mila dollari.
Oggi un bitcoin vale circa 6.200 dollari, il 70% in meno del valore record dello scorso
dicembre.

Da inizio anno la criptovaluta introdotta da Nakamoto ha bruciato 184 miliardi di dollari, con il valore complessivo del mercato che è passato dai 294 miliardi di dollari dell’8 gennaio 2018 a 110 miliardi di dollari ad inizio settembre.
Ferdinando Ametrano, Direttore Esecutivo del “Digital Gold Institute” sostiene che: “Il bitcoin ha mostrato una resistenza straordinaria, la resistenza all’ossidazione che ci si aspetta dall’ equivalente digitale dell’oro“.
Dal canto suo Luca Fantacci, docente di “Storia ed Istituzioni del sistema finanziario“ presso l’Università Bocconi, afferma che Satoshi Nakamoto: “prometteva una moneta elettronica senza intermediari non basata sulla fiducia, una moneta digitale. Promessa non mantenuta visto che nei suoi primi dieci anni di vita il bitcoin è stato usato assai più
come oggetto di speculazione che come moneta.”

Egli prevede inoltre un futuro possibile per il bitcoin come mezzo di pagamento, ma non all’interno di transazioni al dettaglio, bensì all’ingrosso, in un sistema che trasformerà la criptovaluta in “un mezzo di regolamentazione all’interno di strumenti di compensazione, come l’ oro nel commercio internazionale, ma prima del “gold standard”
che lo ha trasformato nella base per l’ emissione di moneta fiduciaria…“.

Due pizze per 64 milioni di dollari

L’estrema volatilità del bitcoin rende difficile possa essere usato come mezzo di pagamento. Un aneddoto sul tema ci descrive la storia di un “mangiatore di pizze” che nel 2011 decise di comperarne due spendendo 10.000,00 bitcoins che al cambio attuale varrebbero 64 milioni di dollari.

Investimento ad alto rendimento e altissimo rischio

Oggi come oggi si guarda quindi al bitcoin più come strumento di investimento che come mezzo di pagamento.

Ma anche come strumento di investimento esso si presenta ad altissimo rischio, circostanza questa che ben giustifica gli alti rendimenti ottenibili.

Assenza di regole

E’ l’assenza di regole ad aver aperto la strada agli eccessi.
Esattamente come il suo inventore, avvolto nel mistero, il bitcoin è cresciuto all’insegna
della poca trasparenza e dell’anonimato dei suoi utilizzatori.
E’ stato utilizzato da operatori senza scrupoli che hanno dato vita a vere e proprie truffe e ad un suo utilizzo in ambienti discutibili e di scarsa legalità.
E’ noto come il bitcoin fosse la valuta ufficiale di “Silk Road”, il mercato del “Deep Web” dove si scambiava di tutto, armi comprese, prima che venisse chiuso dalle autorità Americane.
Anche le “ICO”, ovvero le offerte iniziali di valuta corrente per comprare criptovaluta, assomigliano più al “Crowdfunding” che alle ben regolamentate “IPO AZIONARIE” con le quali le aziende decidono di collocare i propri titoli azionari su un mercato regolamentato, per aprire il proprio capitale a nuovi azionisti.
Ancora oggi non è neppure chiara la natura del bitcoin, vale a dire se possa rientrare all’interno di tipologie normate o si tratti piuttosto di una nuova categoria finanziaria tutta da regolamentare.

Una questione di fiducia

I tecnici del settore sostengono che il sistema messo a punto da Nakamoto è la prima applicazione della “ Blockchain” ovvero di un sistema dove la strutturazione dei dati è condivisa e immutabile, la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia.
Con il suo sistema Nakamoto avrebbe risolto, si afferma, il problema della certificazione della transazione, laddove le parti non nutrano reciproca fiducia, svolgendo il ruolo di terza parte certificatrice.
In questo senso l’“Economist”, in una propria copertina diventata famosa, lo ha definito come “La Macchina della Fiducia”.

Blockchain oggi e domani

Ancora oggi la “Blockchain” è usata prevalentemente nella finanza, ove copre non meno del 60% delle iniziative.
Si stanno però ampliando le applicazioni industriali, quelle della logistica integrata con la fatturazione e certificazione doganale.
Dalle filiere industriali alla GDO, dalla certificazione di provenienza per l’agroalimentare a quella di qualità in chiave anticontraffazione.
Forse questo sarà il Domani.

Sta di fatto che, a dieci anni di distanza dalla comparsa del bitcoin e dalla apposizione del primo mattoncino della blockchain, il sistema pensato da Satoshi Nakamoto comincia a manifestare i propri effetti anche al di fuori dell’ambito finanziario.
Forse è questo il momento di partenza di una vera rivoluzione.