La donna si stava addormentando nei pressi di un fiume, sotto un grande albero.
Tornava da una battuta di caccia, allontanandosi da casa, perché era anche in cerca del luogo adatto dove erigere il proprio personale tempietto in onore di San Giovanni il Battista.
Ma l’esplorazione non aveva dato alcun frutto. I suoi compagni lo sapevano, e restavano lì a sorvegliarla mentre dolcemente chiudeva gli occhi. Quello che non sapevano è che in quel momento si stava compiendo una magia.
Non ci volle molto perché cadesse in un sonno profondissimo: forse per la stanchezza, forse per la tranquillità e la pace che quel luogo stava diffondendo. Di fatto accadde quello che accade spesso quando ci si assopisce. Si sogna. E la donna sognò una colomba….
Siamo nel settimo secolo dopo Cristo, e in un’Italia divisa tra Longobardi e Bizantini si scatenano le questioni religiose all’interno della cristianità.
Da una parte i Cattolici e quindi i Bizantini sostengono che il Padre e il Figlio sono fatti della stessa sostanza, dall’altra i Longobardi, che sono Ariani, dicono: ‘’Niente affatto. Il Figlio è creato dal Padre. Sono diversi’’. Questa differenza non lascia al papa alternativa che deplorare il popolo Longobardo.
Ma in queste divergenze, inizia a diffondersi una terza via, perché c’è chi tra i cattolici comincia a dire: ‘’è vero, il Padre e il Figlio sono della stessa sostanza. Ma non sempre. Perché il Figlio ha una natura Divina ma anche una natura umana e coesistono, come dicono i Cattolici, ma sono ben distaccate, quasi fossero due persone diverse.’’
Sono i cosiddetti aderenti allo Scisma Tricapitolino. Ed è in questa corrente che si colloca la regina Longobarda Teodolinda.
Che, per la cronaca, si è appena addormentata sotto quell’albero.
La colomba si era manifestata in tutto il suo splendore alla regina. Irradiata di luce, si posò in un punto preciso innanzi a lei, e mostrandole quel luogo meraviglioso domandò: ‘’Modo?’’ (in latino ‘’Qui?’’), e la donna convinta che quello sarebbe stato il sito perfetto dove costruire il proprio tempio, senza pensarci due volte rispose: ‘’Etiam!’’ (letteralmente ‘’Sì!’’).
Ora, tra realtà e leggenda a volte corre un filo sottilissimo. E la regina Teodolinda ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Monza, ancora più grande dell’averne inventato il nome, che deriverebbe dall’unione delle parole ‘’Modo + Etiam’’.
Fu lei comunque a sceglierla come propria sede.
Fu lei, nata in baviera e di fede Cattolica, a dare una spinta decisiva verso la conversione dei Longobardi alla chiesa Romana. In fondo il credo dei Tricapitolini rappresentava una via di mezzo tra Cattolici e Ariani.
Un ponte, in questo caso, ritenuto tollerabile da papa Gregorio che con Teodolinda ebbe un intenso scambio di lettere.
Lei promosse le arti. Lei raccolse doni dal valore inestimabile, essendo una donna politica di straordinarie capacità. Lei iniziò la costruzione del Duomo e vi fece battezzare il proprio figlio secondo l’uso Cattolico. Lei. Lei, e sempre lei. Se ancora oggi giri per Monza, è impossibile non percepire la grandezza di questa donna, anche all’interno dei vicoli moderni: c’è Via Teodolinda, il Cinema Teodolinda, il Salotto Teodolinda, il Teodolinda Cafè…
Raramente un personaggio storico si è così saldamente legato al nome di una città.
Doveva essere davvero una regina straordinaria.
E così, facendo il giro dell’esterno del Duomo da via Canonica, e passando oltre l’abside della chiesa, in un punto dove l’architettura dell’edificio sfasa completamente rispetto al resto, si vede ancora là. E’ un tratto della torre dell’antico palazzo della regina, sorprendentemente rimasta in piedi nonostante i secoli e i rifacimenti.
Solennemente divenuta tutt’uno con quell’immensa chiesa che doveva essere solo un tempietto da intitolare a San Giovanni Battista.
In fondo questo è il luogo che più la rappresenta, perché è qui che nacque quel mito che, come nelle favole, cominciò con un sogno.